Ciao a tutti i miei visitatori …
A tutti coloro che, nel tempo, hanno saputo penetrare dolcemente nel mio cuore, nei miei pensieri …
Rifletto molto spesso sulle questioni legate all’Amore e alla spiritualità. Al mattino poi, questa “attività” mi riesce particolarmente bene.
Stamattina, dicevo, mentre ero ancora a letto a coccolare la mia dolce Metà, che oggi compie gli anni (Auguri Amore mio!!!!!!!!! –n.d.a.), parlavo con lui proprio di questo. Gli spiegavo come vorrei davvero essere capace di trasmettere a tutti, con le parole adatte a ciascuno quello che sento e provo. Per dividerlo con gli altri, per disseminare ovunque questa meravigliosa realtà:
Che tutti siamo amati,
che solo amando disinteressatamente,
troveremo altrettanto Amore sulla strada della Vita che stiamo percorrendo.
C’è in verità una questione che mi tormenta.
Ho letto da qualche parte, credo nel Vangelo, che non c’è salvezza al di fuori di Cristo.
Per tutti i nati prima di Cristo il problema non sussiste, perché sarà comunque Dio a giudicarli.
Lo stesso si può dire per coloro che, anche dopo la venuta di Cristo, non lo hanno conosciuto e quindi non ne conoscono l’esistenza.
Ma per tutti gli altri? Intendo proprio tutti.
Gli appartenenti alle altre confessioni religiose, gli atei e gli agnostici?
Parlo del Giudizio Universale intendo, di quella separazione netta tra la farina e la pula.
Chi ha letto alcuni miei interventi precedenti ha ben chiaro che non stiamo parlando di una semplice distinzione tra buoni dal mandare in Paradiso e cattivi da mandare all’Inferno.
Non si può ridurre a giudizio umano ciò che spetta solo a Dio.
Noi sappiamo che Dio è carità e che la Carità è Amore.
Significa semplicemente che se noi viviamo secondo Carità possiamo già in questo mondo godere dei privilegi e delle gioie del Paradiso.
Fare la volontà di Dio, mettersi a sua disposizione, accettare che Lui operi in noi ci fa sperimentare già in questa vita le meraviglie promesse da Gesù.
La domanda cruciale allora è:
Come mai, se per me è così facile pormi in sintonia con Dio, sperimentarne la grandiosità, viverne e goderne le meraviglie, gli altri non ci riescono?
Mio marito mi ha risposto così.
Un uomo cammina per la strada. Ad un tratto vede una pietra per terra, la raccoglie, la tiene un po’ tra le mani, ci gioca e poi la butta via.
Un altro uomo passa da lì, vede la stessa pietra, la raccoglie e esclama:
“Questa pietra è bellissima, meravigliosa. È il tesoro che stavo cercando.”
La pulisce con cura e la tiene come la cosa più preziosa che ha.
Quando non saremo più di questo mondo e avremo comunque l’intelligenza e la ragione ma potremo vedere le cose per ciò che sono veramente, nella loro vera essenza; chi aveva buttato via la pietra vedrà ciò che ha fatto e non potrà che rimpiangere l’errore commesso.
Il dolore più grande deriverà proprio dalla consapevolezza che la mancata salvazione non sarà a causa del giudizio di Dio, ma dalla propria volontaria scelta di allontanarsi da Lui.
Che sarebbe bastato tendere la mano per trovare quella di Dio. E non l’ha fatto.
La vera pena, la sofferenza, il dolore dell’Anima deriveranno dall’accettazione eterna di Dio per questo suo eterno “volontario allontanamento”.
Non ho trovato nessuna parola con cui rispondergli.
Ma ancora, questo pensiero mi fa star male.